VIII Premio Fondazione VAF - Kiel
VIII Premio Fondazione VAF
15th June - 1st September 2019
Stadtgalerie Kiel
Kiel, Germany
Site specific installation of elements from the series Tropheum, Tropheum#1 and Città
Wood, glue, molting feathers, insect wings, peacock feathers, mica
15 elements, unsettled dimensions
2011-2018
The Stadtgalerie Kiel shows the exhibition around the Premio Fondazione VAF. The art prize, donated in 2003, is awarded every two years by the VAF Foundation (Volker and Aurora Feierabend) to young Italian artists. The aim is "to promote innovative positions in contemporary Italian art and to communicate them in Germany through the awarding of a prize, exhibitions and publications". In accordance with the statutes of the VAF Foundation, the competitive exhibition is shown in an art institution in Italy and Germany. After the opening of the exhibition at the MART, Museum of Modern and Contemporary Art of Trento and Rovereto, the Stadtgalerie Kiel is the second exhibition site.
Giulia Berra's project hybridizes the symbolic dimension of the flight -as metaphor of dream, freedom and imagination- with the one of the war and hunting trophy, with shields and horns made of molting feathers. Three little architectures with peacock feathers, insect wings and mica underline this ethereal dimension.
VIII Premio Fondazione VAF
15 Giugno - 1 Settembre 2019
Stadtgalerie Kiel
Kiel, Germania
Installazione site specific di elementi dalle serie Tropheum, Tropheum#1 e Città
Legno, colla, penne e piume di muta, ali di insetto, penne di pavone, mica
15 elementi, dimensioni ambientali
2011-2018
La Stadtgalerie di Kiel ospita l'VIII edizione del Premio VAF (Volker and Aurora Feierabend), istituito dall’omonima Fondazione tedesca per sostenere la giovane arte italiana.
Se da un lato il Premio consente alla Fondazione di ampliare il proprio patrimonio con acquisti di riconosciuta qualità, dall’altro promuove posizioni innovative dell’arte contemporanea e le presenta al pubblico in Italia e in Germania. La Stadtgalerie è infatti la seconda tappa dopo il Mart di Rovereto.
In un contesto come quello della ricerca contemporanea, dove spesso a prevalere sono i grandi spazi e l’interazione con il pubblico attraverso l’uso della tecnologia, Giulia Berra percorre un’altra strada: si ritaglia un pezzetto di mondo, quello naturale, e ne individua a sua volta un frammento generalmente marginale e di certo poco scenografico. Berra è attratta dalle piccole cose, dai segnali dello scorrere del tempo trovati nel corso del suo vagabondare nel bosco: insetti, galle, crisalidi, piume, piccole tracce di vita e di metamorfosi che raccoglie con garbo e pazienza, attendendo che il tempo sia maturo per la muta, camminando – per così dire – in punta di piedi, ed esplorando la natura di nascosto per non turbarne il ciclo biologico. Con uno sguardo aptico, l’artista immagina quello che una piuma o un’ala di farfalla potranno diventare.
Una singolare forma di empatia la avvicina a queste vite delicate, sospese tra la capacità magica del volo e il pericolo costante causato dall’azione accidentale o volontaria dell’uomo, un gigante che si muove impacciato, aggressivo e incurante nel microcosmo degli insetti. Il lavoro di Giulia Berra catapulta il fruitore nel mondo delle scienze naturali approcciandole da un altro punto
di vista: l’artista si focalizza sul tema del viaggio così come su quello del volo, come dimensione utopica, e della muta, come metafora del cambiamento e dello sviluppo psicofisico. Gli elementi che compongono le sue opere – sculture che trasmettono un senso immediato di leggerezza, precarietà e fragilità – sono il risultato di incontri fortuiti, di una reperibilità paziente, di un collezionare lento in attesa che la raccolta sia sufficiente per procedere alla composizione. La decisione di utilizzare quasi esclusivamente “oggetti trovati” evidenzia la volontà di creare opere con elementi che recano una traccia del proprio vissuto. Una certa familiarità con l’entomologia, la passione per i rituali antichi e le forme di decorazione con elementi naturali appartenenti alle civiltà antiche di tutte le latitudini e longitudini, portano Giulia Berra a creare visioni personali e ad elaborare narrazioni private che facilmente coinvolgono una lettura universale. Gli spunti di riflessione provengono dalle fonti più disparate: macrofenomeni sociali o microfenomeni legati al comportamento animale, letture di vario genere, immagini e incontri avvenuti nell’ambiente naturale così come in quello museale, si stratificano e costituiscono quel substrato di appunti visivi, ricordi, note, memorie, disegni, schizzi, progetti da cui prendono forma sculture definite dall’artista “disegni nello spazio”. Un elemento fondante è proprio il vuoto, l’aria che attraversa i suoi manufatti e li fa respirare, vibrare nello spazio. Un’attitudine allo studio dell’architettura modulare sta alla base delle sue costruzioni aeree e si intreccia con l’amore di Berra per le forme organiche, dinamiche e metamorfiche per giungere alla modellazione di oggetti che posseggono un valore simbolico ancestrali: le corna, le vele, gli scudi. Questa serie denominata con il titolo Tropheum trasmette un portato di senso dalle origini antiche, tribali, legate a un immaginario antropologico, totemico: il trofeo e le corna testimoniano una conquista, una vittoria di caccia o di guerra: la spoglia dell’essere sconfitto esibita rivive nel vincitore proprio sotto forma di possesso. La ricerca di Berra richiama questi riti lontani e affonda nel mito, ma da essi si discosta per diventare sogno, invenzione e, infine, creazione. (Daniela Ferrari, dal catalogo del Premio)