Topografia del vuoto
Topografia del Vuoto - project room for Epicentri
curated by Fabio Carnaghi
Terme di Como Romana, Como, Italy
16th July - 18 September 2016
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Site specific installation with sixteen sculptures from the series Città
Mixed media
Unsettled dimensions
2010-2016
Epicentri is a project based on a concept of natural order and its exact opposite. This allows to reflect on the extraordinary when the anomaly is normal. This idea of chaos rejects the harmony of nature and is a prodigious event although this is a destructive entity.
The earthquake reveals the atavistic conflict between the exception to the rules of nature and an inexplicable-complex order.
The archaeological site of Terme di Como Romana according to recent studies showed traces of an earthquake that caused a structural collapse. Terme di Como Romana become the scene of a collective representation through a process of instinctive-topographic appropriation by each artist. The result is a temporary settlement, an opportunity to regenerate the space by a subjective, nomadic or accidental act.
The exhibition’s title alludes to this possibility, without a default set-up to explain the chaotic disruption of any equilibrium. The dialogue with the space produces creative epicenters spread or thickened, without knowing the outcome of the exhibition.
An emotional map links the force of the natural phenomenon to creative process that suddenly emerges from the unexpected and the extraordinary unconscious.
As part of the exhibition Giulia Berra presents a site-specific project with several utopian and dis-utopian sculptures inspired to architecture models, speaking about the collapse of our anthropocentric vision, building and destroying.
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Topografia del Vuoto - project room per la collettiva Epicentri
16 Luglio - 18 Settembre 2016
a cura di Fabio Carnaghi
Terme di Como Romana
Como
Installazione site specific di 16 sculture della serie delle Città
tecnica mista
dimensioni variabili
2010-2016
Epicentri è un progetto basato sul concetto di ordine nella natura e del suo esatto opposto che fa propendere per lo straordinario, ovvero l’anomalia che diventa regola. Tale idea di caos a cui la natura armoniosa ed eterna lascia spazio si riscontra in fenomeni prodigiosi anche nella loro forza distruttiva. Il terremoto svela questa atavica disputa tra eccezione all’ordine naturale e inesplicabilità di un ordine complesso.
Lo spazio archeologico delle Terme di Como Romana, che presumibilmente sono state coinvolte in epoca storica da un fenomeno sismico provocandone un crollo strutturale, si presta a divenire scenario di una rappresentazione collettiva che nel contemporaneo si manifesta in installazioni che seguono una casualità espositiva determinata da un processo di appropriazione topografica istintiva da parte di ogni artista.
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Il progetto di Giulia Berra affronta il tema del terremoto quale caos, crisi, crollo delle certezze, messa in discussione della dimensione antropocentrica cui siamo abituati in termini di progettazione, costruzione, distruzione, decontrazione, rinascita e rapporto con la Natura. Portavoce di queste suggestioni è il vuoto, che dà forma ai disegni nello spazio e affiora nei ricami. Catastrofe e aspirazione ad un mondo diverso si fondono, contaminando l'immagine della Torre di Babele di Bruegel, conservata a Rotterdam (città pionieristica per le soluzioni adottate in vista dei cambiamenti climatici e dell'innalzamento del mare), con la tradizione architettonica di Como e le visioni futuristiche di Sant'Elia. La stanza caratterizzata dal tetto di tegole di due sepolture diventa uno studio/laboratorio di utopie e distopie del presente, mentre alle pareti ricami di calchi di formicai parlano di fine di civiltà, destino e scavo scientifico.
La serie delle Città (2010-2016-work in progress), presente nella sua quasi totalità, pone domande sul ruolo dell'Urbanistica e dell'architettura e sulla visione del mondo, della Natura e della società che si cela dietro quei modellini, plastici, prototipi che potrebbero trasformarsi negli involucri delle nostre esistenze. La delicatezza delle forme e i materiali fragili esaltano o tradiscono l'instabilità di realtà in mutamento o precarie.