VIII Edizione Premio Fondazione VAF - Mart
VIII Edizione Premio Fondazione VAF
curated by Daniela Ferrari and Denis Isaia in collaboration with VAF - Foundation
Mart - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
15th March - 12th May 2019
Rovereto, Italy
Site specific installation of elements from the series Tropheum, Tropheum#1 + Untitled
Wood, glue, molting feathers, insect wings
13 elements, unsettled dimensions
2013-2018
Organized into different periods and sections, Passion is a major project dedicated to VAF-Foundation, the largest collection in storage at Mart. Born of a great passion for Italian art, the German Foundation has amassed one of the world’s most extensive collections of contemporary Italian works. The twelve Passion exhibitions feature the first stage of the 8th Edition of the prestigious VAF-Foundation Prize, awarded by the German Foundation to Italian artists under the age of 40. The prize will be presented during the summer in Germany at the Stadtgalerie Kiel.
Giulia Berra's wunderkammer-like project hybridizes the symbolic dimension of the flight -as metaphor of dream, freedom and imagination- with the one of the war and hunting trophy.
VIII Edizione Premio Fondazione VAF
15 Marzo - 12 Maggio 2019
a cura di Daniela Ferrari e Denis Isaia in collaborazione con Fondazione VAF
Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto (TN)
Installazione site specific di elementi dalle serie Tropheum, Tropheum#1 + Senza Titolo
Legno, colla, penne e piume di muta, ali di insetto
13 elementi, dimensioni ambientali
2013-2018
Il Mart ospita l'VIII edizione del Premio VAF, istituito dall’omonima Fondazione tedesca per sostenere la giovane arte italiana.
Se da un lato il Premio consente alla Fondazione di ampliare il proprio patrimonio con acquisti di riconosciuta qualità, dall’altro promuove posizioni innovative dell’arte contemporanea e le presenta al pubblico in Italia e in Germania. Dopo la tappa di Rovereto, infatti, le opere dei 16 finalisti saranno in mostra alla Stadtgalerie di Kiel (14 giugno - 1 settembre).
In un contesto come quello della ricerca contemporanea, dove spesso a prevalere sono i grandi spazi e l’interazione con il pubblico attraverso l’uso della tecnologia, Giulia Berra percorre un’altra strada: si ritaglia un pezzetto di mondo, quello naturale, e ne individua a sua volta un frammento generalmente marginale e di certo poco scenografico. Berra è attratta dalle piccole cose, dai segnali dello scorrere del tempo trovati nel corso del suo vagabondare nel bosco: insetti, galle, crisalidi, piume, piccole tracce di vita e di metamorfosi che raccoglie con garbo e pazienza, attendendo che il tempo sia maturo per la muta, camminando – per così dire – in punta di piedi, ed esplorando la natura di nascosto per non turbarne il ciclo biologico. Con uno sguardo aptico, l’artista immagina quello che una piuma o un’ala di farfalla potranno diventare.
Una singolare forma di empatia la avvicina a queste vite delicate, sospese tra la capacità magica del volo e il pericolo costante causato dall’azione accidentale o volontaria dell’uomo, un gigante che si muove impacciato, aggressivo e incurante nel microcosmo degli insetti. Il lavoro di Giulia Berra catapulta il fruitore nel mondo delle scienze naturali approcciandole da un altro punto
di vista: l’artista si focalizza sul tema del viaggio così come su quello del volo, come dimensione utopica, e della muta, come metafora del cambiamento e dello sviluppo psicofisico. Gli elementi che compongono le sue opere – sculture che trasmettono un senso immediato di leggerezza, precarietà e fragilità – sono il risultato di incontri fortuiti, di una reperibilità paziente, di un collezionare lento in attesa che la raccolta sia sufficiente per procedere alla composizione. La decisione di utilizzare quasi esclusivamente “oggetti trovati” evidenzia la volontà di creare opere con elementi che recano una traccia del proprio vissuto. Una certa familiarità con l’entomologia, la passione per i rituali antichi e le forme di decorazione con elementi naturali appartenenti alle civiltà antiche di tutte le latitudini e longitudini, portano Giulia Berra a creare visioni personali e ad elaborare narrazioni private che facilmente coinvolgono una lettura universale. Gli spunti di riflessione provengono dalle fonti più disparate: macrofenomeni sociali o microfenomeni legati al comportamento animale, letture di vario genere, immagini e incontri avvenuti nell’ambiente naturale così come in quello museale, si stratificano e costituiscono quel substrato di appunti visivi, ricordi, note, memorie, disegni, schizzi, progetti da cui prendono forma sculture definite dall’artista “disegni nello spazio”. Un elemento fondante è proprio il vuoto, l’aria che attraversa i suoi manufatti e li fa respirare, vibrare nello spazio. Un’attitudine allo studio dell’architettura modulare sta alla base delle sue costruzioni aeree e si intreccia con l’amore di Berra per le forme organiche, dinamiche e metamorfiche per giungere alla modellazione di oggetti che posseggono un valore simbolico ancestrali: le corna, le vele, gli scudi. Questa serie denominata con il titolo Tropheum trasmette un portato di senso dalle origini antiche, tribali, legate a un immaginario antropologico, totemico: il trofeo e le corna testimoniano una conquista, una vittoria di caccia o di guerra: la spoglia dell’essere sconfitto esibita rivive nel vincitore proprio sotto forma di possesso. La ricerca di Berra richiama questi riti lontani e affonda nel mito, ma da essi si discosta per diventare sogno, invenzione e, infine, creazione. (Daniela Ferrari, dal catalogo del Premio)